Il primo comandamento recita: non prendere sottogamba un foodblogger. Perché il tempo in cui si potevano lisciare con una pacca sulle spalle e un ganascino sulla guancia è finito per sempre. Se ne sono accorti tutti, a Bergamo, dopo un paio di giorni dalla chiusura di Green food e gli Chef del paesaggio, la selezione gastronomica con sfida finale, organizzata da I Maestri del Paesaggio, in collaborazione con D di Repubblica, Gruppo Editoriale L’Espresso e Le Tavole di Bergamo Alta. E chi ha peccato (per lo meno) di pressappochismo, ora si mangia le dita dalla rabbia, dato che si è guadagnato sul Web un passaparola tutt’altro che lusinghiero.
Ma andiamo con ordine, come ho sempre sognato di dire.
Mercoledì 22 luglio, a Bergamo Alta, nella bella sede del ristorante Il Gourmet (che oggi, giugno 2022, mentre revisiono questo vecchio articolo, non capisco se esista ancora…), si è svolto il concorso tra le cinque ricette finaliste, che avevano la mora come protagonista. Chi avesse vinto, avrebbe avuto l’onore di vedere la propria creazione nel menù dei ristoranti partner de I Mestri del Paesaggio – International Meeting of the Landascape and Garden. E quest’onore, alla fine della votazione e della sera, spettò a “Tartara di zucchine e gelatina di more” di Luca Uria, che nel 2015 aveva ancora un blog su Giallo Zafferano, chiamato La Sosta dei Celiamici.
Gli autori puntano il dito e denunciano il pressappochismo di chi ha interpretato, in modo fino troppo libero, le loro ricette.
Tutto bene, quindi? No, per niente. Come avevo già scritto nel post precedente (Il tempo delle more 2), che qualcosa non fosse andato per il verso giusto lo si era notato tutti, al nostro tavolo. Passi per ricette che apparivano più semplici del semplice, ma quando il filetto (terzo classificato) fu servito a temperatura ambiente, il sospetto divenne certezza.
E infatti, neppur due giorni dopo, su Facebook cominciarono le prime rimostranze. Permettimi di passare all’indicativo presente, per rendere la concitazione (altra cosa che ho sempre sognato di scrivere…).
Parte Daniela Mammano (Dolci Tentazioni d’Autore), dichiarata creatrice di quel filetto impanato e freddo, che subito disconosce e ripudia: quella ricetta non è la sua, dichiara, ma un aborto che neppure ci somiglia alla ricetta originale. E invita amici e conoscenti a fare il confronto. Non paga, scrive parecchio seccata anche alle testate che hanno parlato della serata e ai responsabili del concorso: il problema, qui, non è la mancata vittoria, ma non aver potuto gareggiare davvero con la propria ricetta, bensì con una versione “riveduta e scorretta”, proposta dal ristorante Lalimentari. Le spiegazioni date a voce alla stessa Daniela sono poco confortanti: prima ci si lamenta dell’impossibilità di preparare un’ottantina di piatti uguali (ok, niente matrimoni o battesimi a Lalimentari, si è capito!), poi si parla di ingredienti irreperibili ormai fuori stagione. D’accordo tutto, ma… parlarne con l’autore no? Pareva brutto o inutile? E poi: Lalimentari è davvero un ristorantino con pochi coperti, abituato ai piccoli numeri e ai pochi coperti. Con quale cabala è stato scelto per affrontare il piatto più impegnativo della serata?
Non voglio lanciarmi in inutili accuse difficili da provare, ma che l’impegno sia stato preso parecchio sottogamba è palese. Qualunque sia la tua giustificazione, non servi ai tuoi ospiti, per la maggior parte paganti, una cena a livelli così bassi: 50 euro non sono pochi. E considerare che sarebbero stati meglio spesi in una rosticceria non giova certo né ai ristoratori che hanno preparato i piatti, né agli organizzatori dell’evento.
Al di là di ogni possibile scusa, servire una cena a livelli così bassi a ospiti paganti mostra solo scarsa professionalità.
Ma la voce di Daniela non è l’unica a sollevarsi. Da Firenze le fa eco parallela e simultanea Giovanna Menci (Acquacotta e fantasia), che denuncia il medesimo pressappochismo nella preparazione della sua “L’insalata era nell’orto”, affidata al Ristorante La Tana, altro locale di Bergamo Alta, che ha scuse anche minori: qui, insomma, si sta parlando di un’insalata. Da curare quanto si vuole, ma sempre insalata era, mica un piatto di Carlo Cracco! Cosa che, una volta reperiti i giusti ingredienti nelle corrette proporzioni, si poteva fare senza errori in quantità industriali. Invece no, tutto è andato ancora una volta storto, tutto è stato ancora una volta alterato e malamente semplificato.
Profeta di un possibile travisamento, sempre in Il tempo delle more 2 avevo inserito i link alle ricette originali, per capire come davvero erano. Le dichiarazioni di Daniela e Giovanna non hanno fatto altro che confermare e sottolineare l’accaduto.
Naturalmente, non basta. Quando si parte con il piede sbagliato, l’effetto domino è spesso inarrestabile. Sempre Giovanna denuncia palesi violazioni al regolamento del concorso...
Il testo, infatti, a un certo punto rivela che “Gli autori verranno invitati a preparare e presentare i propri piatti, con l’aiuto di esperti chef”. «Ma se neppure ci hanno permesso di entrare in cucina!», tuona Giovanna su Facebook. E poi, poche ore dopo dall’inizio della protesta, la bomba: la ricetta vincente è stata copiata di sana pianta da un altro blog!
L’altro blog è La mia cucina vegetale e l’autrice è Giulia Giunta. Il nome della ricetta? Tartare di zucchine e piselli freschi all’erba cipollina, postata il 28 maggio 2014, quindi assai prima della preparazione di Luca Uria, che risalirebbe al 18 giugno 2015.
Giovanna Menci è una ricercatrice di papirologia e perciò abituata a trattare coi testi. Ma non c’è bisogno di una laurea in Lettere classiche per accorgersi che le due ricette sono praticamente identiche, parola per parola. Un’ingenuità davvero stupefacente, considerando che fin dalle elementari è legge non scritta – ma sempre praticata – quella di modificare almeno un po’ quanto si copia dal compagno di banco!
E ora che si fa? Mentre Luca afferma su Facebook di essersi chiarito privatamente con Giulia e aver appianato la situazione, si attende (ma soprattutto si spera) che gli organizzatori prendano qualche decisione in proposito, tentando di posare a terra, se possibile con dignità, una patata bollente, che di certo non s’aspettavano di dover prendere al volo a un passo dalle ferie d’agosto.
Di certo nessuno di loro s’attendeva tante stecche e stonature nella cassa di risonanza di Facebook, social network da non prendere troppo sottogamba, come non si sarebbero dovuti prendere alla leggera i blogger concorrenti.
E magari, da tutta questa storia, una morale si ricava anche, che circolarmente riporta alle prime righe di questo post: mai sottovalutare un blogger. Perché il tempo in cui si poteva irretirli con specchietti, collanine e cotillon è terminato davvero ed è ora che tutti se ne rendano conto. Che lo si faccia per passione o per necessità di crearsi un futuro, chi si dedica alla cucina lo fa sul serio, mettendoci impegno e professionalità. Altro che dilettanti allo sbaraglio o casalinghe annoiate dalle telenovelas! Meditate, gente, meditate, direbbe il Renzo Arbore di turno…
PS: Come è andata a finire? Con la vittoria di Daniela e Giovanna e quindi con scuse ufficiali e una sorta di annullamento del concorso. Forse potevo aprire un altro post, ma due righe per definire la conclusione possono esser più che sufficienti.
Ordunque: alla fortissima azione di Daniela, che ha sempre preteso le scuse ufficiali degli organizzatori per esser stata associata a “una cotoletta rinsecchita”, è alla fine seguito un comunicato stampa ufficiale online di Arketipos/I Maestri del Paesaggio, che si è potuto leggere davvero per pochissimo tempo (ammettiamolo:essuno degli organizzatori aveva voglia di tenere sul Web questa patata bollente).
Scuse un po’ a tutti, insomma: soprattutto a chi ha partecipato, perché ha visto le proprie ricette stravolte e degenerate. Nessun vincitore, quindi, ma libera scelta dei ristoranti che partecipano all’iniziativa fra le cinque ricette selezionate. E così, quindi, si salvano capra e cavoli. O quasi.
Perché un commentino finale lo voglio fare.
In questo gioco in cui tutti hanno preso sottogamba tutti, per poi pentirsene. La grande scoperta dell’anno, infatti, è aver capito (scottandosi) che i foodblogger non sono i nuovi bongo bongo bongo stare bene solo al Congo e che la reputazione mediatica è una cosa seria. La lezione sarà servita? Spero di sì, anche se ne dubito.
Perché, fra tutte queste scuse, mancano quelle di chi avrebbe dovuto farle davvero: le scuse dei ristoratori ai clienti che si sono visti servire una cena indecente, venduta – anche a parole – per buona. Queste scuse non ci sono state. Quindi, se tanto mi dà tanto, meglio evitare come la peste i ristoranti bergamaschi, che hanno deciso bellamente di tirar su qualche euro extra alla faccia della manifestazione. Cosa non proprio bella, direi!
E se si sentono offesi da questa dichiarazione, prima di aver le mie scuse mi porgano le loro.
Devo dirtelo pubblicamente: ho innescato la miccia involontariamente. Non era mia intenzione fare del male a nessuno, ma, prima di tutto, ho voluto informare una ‘collega’ che una sua ricetta era stata oggetto di plagio. So quale dispendio di energie ci vuole per ideare una ricetta, cucinarla, fotografare il piatto finito secondo tutti i parametri più opportuni e scrivere un post nel proprio blog. Per questo ho mandato a Giulia (nonché a te e ad Arketipos) la mia ‘collatio codicum’, ovvero quel pdf con le parti identiche evidenziate in giallo, nella speranza che si arrivasse a un atto di onestà, con una sorta di ‘eliminatio codicum descriptorum’, cioè l’eliminazione dei manoscritti copiati che, ricorderai, è una premessa fondamentale della filologia. Ma qui non siamo in filologia, qui siamo nella realtà di un concorso.
Già si paventa che la vicenda finisca a tarallucci e vino (senza glutine, obviously, e con vino dell’etichetta presente alla cena), se è vero che l’organizzazione è orientata verso una ratifica della validità del concorso, proponendo di aggiungere il nome dell’autrice dell’originale (l’archetipo, guarda caso, in filologia) a quello del fantomatico ‘vincitore’.
Non so come possano stabilire che l’annullamento è impossibile. Le infrazioni al regolamento sono tante: una ricetta copiata (la tartare), una ammessa in finale (le farfalle) anche se priva di foto “in configurazione di servizio” (cit. dal regolamento), un’altra (i cupcakes) ammessa anche se le dosi erano per 6 persone invece che per 2 (come prescritto dal reg.) e 3 falsate dalla preparazione dei cuochi e degli chef, ricette che i concorrenti non hanno potuto preparare, come invece era previsto dal regolamento.
Non è abbastanza? C’è qualche motivo per cui non si può annullare il concorso? Mancherebbe il green food per settembre? Ma quel dessert fuori concorso, per esempio, era delizioso, anzi, direi, l’unica cosa decorosa della cena. Scusa la sfogo, ma io mi ribello al fatto che comportamenti che in origine potevano configurarsi come pressappochisti (credo di citarti in questo) possano tingersi di dolo, grazie a questo intollerabile silenzio di ben 6 giorni e al paventato compromesso che dovrebbe, a parere degli organizzatori, risolvere la vicenda.
Faccio fatica, lo ammetto, anche solo a tentare di rispondere. Perché il tuo pensiero è sacrosanto, ma cozza contro qualcosa di più forte della filologia e dei concorsi stessi: i soldi e la reputazione, il volto sociale degli organizzatori. Perché una cosa è ammettere, anche ufficiosamente, che non ci si è accorti del plagio di una ricetta: dopo tutto, nessuno ha il dono della divinazione e nessuno è spinto a ricerche forsennate per mettere in discussione la parola di un concorrente. Si gioca, insomma, sulla buona fede. Un’altra cosa è passare la spugna su tutto, invalidare un’intera serata, irritare gli sponsor, con l’amaro in bocca di aver buttato via un sacco di soldi per nulla. Un fallimento a cielo aperto, confessato pubblicamente, potrebbe essere per loro devastante.
Certo, è probabile che una soluzione onorevole ci sia. Ma, a quanto pare, in questo momento gli organizzatori non riescono a trovarla. E così giocano la carta delle ferie d’agosto. Stanno zitti, ben sapendo che prima o poi tu e Giovanna vi scoraggerete e che il mese delle vacanze farà il resto. A settembre nessuno si ricorderà più di questa storia e amen.
Quindi, in questo momento, agiamo per il minor male: diciamo che la ricetta vincente è anche di un’altra persona. E il resto amen: presto, molto presto, la canicola abbasserà l’attenzione della gente. Prima o poi persone non al corrente dei fatti, ma incapaci di tacere, metteranno in giro la voce che tutte le proteste sono nate da due donnette incapaci di accettare la sconfitta, i pochissimi ancora interessati finiranno per credere, perché credere il peggio è nella natura umana, e tutto s’esaurirà così, risucchiato dall’entropia.
Io sono piuttosto disilluso, perché di cose così ne ho viste purtroppo finire tante in questo modo. Se è capace di star zitto un tempo sufficiente, chi sbaglia è in grado di cavarsela, alla fine. Non è forse la lezione che ogni giorno c’impartisce anche la politica? Ecco, mi piacerebbe davvero sbagliarmi, a questo punto…
Purtroppo ora non ho tempo di risponderti più a lungo, perciò ti dico brevemente due sole cose: questi signori hanno stilato per la loro associazione uno statuto, il quale recita che per tutto ciò che non è compreso in esso, valgono il codice civile e la legislazione vigente. E le due donnette sono pronte a tutelare legalmente i loro interessi.
Un’altra cosa: non occorrevano ricerche forsennate per capire che la ricetta era copiata. Bastavano pochissimi secondi: copiarne un frase e incollarla in una ricerca di Google.
Mi permetto di intromettermi ancora considerando che coso parte in causa. Ringrazio ancora Giorgio perché ci permetti di dare qui sul tuo blog, voce ai nostri diritti .
Non mi sento colpita dalla cattiveria di chi superficialmente per dar “fiato” alle trombe puo’ pensare che lo si faccia per invidia. Vedi io sono stata un agonista per una vita intera e il rispetto delle regole e il mettersi in gioco con se stessi e’ insito nel mio DNA. Io accetto tutte le sconfitte,le critiche e quant altro solo quando IO o il mio lavoro veniamo rappresentati nella realta’. Regole non rispettate del concorso a parte dico ,in tutta umiltà che: si mettesse qualcuno il grembiule da chef quale aspira ad essere e garegiasse ai fornelli con me. Allora li solo in quel caso sono pronta ad accettare qualunque disfatta! E se qualcuno pensa di potermi zittire si sbaglia,anzi…a Settembre tornero’ piu’ carica di prima e sul tavolo di qualcuno ci saranno le mie domande che aspetteranno risposta.
E aggiungo che non era un concorso.in cui ci si stava giocando chissà quale cifra in denaro o quale grande pubblicita’ , ma qualcuno ha rischiato di “giocarsi” l immagine considera che…Daniela Mammano e la cotoletta rinsecchita! E non Daniela Mammano e IL FILETTO…E LE QUATTRO MORE!