Rullo di tamburi: voglio fare il cuoco a domicilio! Bella scoperta, dirai. Non hai fatto altro che dirlo e stradirlo per tutto il sito. Ok, vuoi fare il personal chef, buon divertimento e in bocca al lupo. Ma ora hai intenzione di ribadirlo anche nel blog, come se qualcuno ancora non l’avesse capito?
No. O meglio, sì. Lo scrivo anche qui. Ma solo per spiegarmi. Poi la pianto, promesso.
Nella parte commerciale di questo sito ti dico che cosa propongo. Qui, invece, provo a scriverti i perché e i percome, fuori da slogan e frasi a effetto. E siccome ho promesso a me stesso di non mentirti mai, ti dico subito che faccio il personal chef perché il giornalismo non mi dà più da mangiare. Allora ho pensato di bazzicare in zona cucina (sai mai che non mi caschi qualcosa nel piatto…), mettendomi tra i fornelli.
Cucinare di te è la cosa più vicina al giornalismo che sono riuscito a trovare. Non è molto distante neppure dalla poesia.
Ora, se tu mi volessi aiutare con questo post, porresti cotale domanda: va bene, tutti dobbiamo campare. Ma non potevi ingegnarti in qualcos’altro? Non dico di passare a microchirurgia o a ingegneria spaziale, ma a un mestiere un po’ più vicino al giornalismo magari sì.
Uhmm, ci ho riflettuto, lo ammetto. Però, alla fine, la cosa più vicina al giornalismo come lo sognavo io, da ragazzino, era questa. Io sognavo di scrivere delle persone. Che detto così non vuol dire nulla, ma prova a seguirmi. Scrivere di individui, del misterioso affascinante mondo degli altri. Di te, di lui, di lei… Siete davvero incredibili, se ci pensi. Quando nasci, sei una ricetta semplice semplice: uno spaghettino al pomodoro fresco, magari con un filo d’olio extravergine e una grattata di pepe. Sei tutta materia prima d’eccellenza, e così schietto da far tenerezza.
Poi mi diventi più complicato. Cresci, fai esperienze, giochi a pallone, ti picchi con gli altri ragazzini, vai a scuola, ti prendi la prima cotta. Quello spaghettino richiede sughi sempre più strutturati, alla fine diventa una pasta al forno lussuriosa, guardandomi allo specchio, un enorme agnolotto.
Più uno cresce, più la sa vita s’arricchisce di ingredienti, tecniche, cotture, conservazioni… Ti ci vuole un personal chef.
Ci sono mattine in cui mi sveglio e mi sento come una di quelle ricette francesi che bisogna cominciare a preparare una settimana prima, tanto sono stratificate. Altre volte, di fronte alla vita, mi ritrovo disarmato come fossi ancora quello spaghettino. Con tanto pepe in meno di un tempo…
Lo sapevi che ricettacolo (Treccani: ricettàcolo – Luogo, spazio o anche oggetto dove si raccoglie, o è contenuto, qualcosa) ha la medesima origine di ricetta? Recipĕre = accogliere, prendere, raccogliere e così via… Ecco, siamo i ricettacoli delle nostre esperienze, delle nostre speranze, di amori, odi, ambizioni. C’è una grande, complicata, affascinante ricetta dentro di noi. Così, non riuscendo più a scrivere di te, provo a cucinare di te. Che è la medesima cosa, dopo tutto.
Adesso ti è tutto più chiaro?
Giorgio, è meraviglioso
ho letto con emozione tutte le parole del tuo sito. Sei un grande, lo sapevo, ne ero certa, ogni cosa sarebbe stata di classe, ma qui mi hai proprio sorpreso!
bravo, grazie di questa lezione, grazie del tuo coraggio e della tua intelligenza nell’affrontare l’avventura del vivere. Sono orgogliosa di aver condiviso con te un pezzetto di vita.
Un bacio
Silvia Bocchio
(LABOCCHIO)
Silvia!!!! Mamma mia, non hai idea di che piacere provo a sentirti! Anzi, dovrei dire a leggerti…
Scusa se ti rispondo soltanto adesso. Purtroppo, sono momenti strani, per me, che non hanno a che vedere né con questo sito, né con quest’avventura. Ti scriverò in privato, così ti racconto velocemente. E magari, presto, riesco a raccontarti anche a voce quest’avventura.
Nel frattempo ti ringrazio e non credere che qui, tra me e Piera, ti abbiamo dimenticato. Al contrario, parliamo sempre più spesso di te e del modo per poterci incontrare ancora. Però è un momento in cui abbiamo messo sul fuoco davvero troppa carne (e non tutta nostra…) e già non riusciamo bene a capire come fare.
Le tue parole, però, mi hanno davvero commosso. E dici una cosa che io ho sempre pensato nei tuoi riguardi: sono sempre stato felice e orgoglioso di averti conosciuto e di aver fatto un pezzetto di strada (neppur piccolissimo) assieme.
Un bacio e un abbraccio!