“Ogni mattina nasciamo di nuovo. Quello che facciamo oggi è ciò che conta di più.”
–Buddha
LE NUOVE REGOLE PER LE FESTE
Cucino di Te riapre alle comunioni, alle cresime, ai battesimi, ai compleanni e ai party di ogni tipo. Ma con la solita prudenza e attenzione alla sicurezza dei propri clienti. O, come dice qualcuno, con la mia solita pedanteria. Pedanteria che mi ha allontanato dall’attività per molti mesi. Il perché ho tentato di spiegarlo con questo post, “Covid e chef a domicilio: lavorare è vietato“.
Infatti, la riapertura di Cucino di Te proprio in questi giorni (e non prima né, per fortuna, dopo) non avviene per puro caso.
Io – e con me tutti i professionisti del settore che si sono comportati con serietà e con coerenza – ho atteso la pubblicazione di un nuovo documento da parte delle Regioni, di cui avevamo un disperato bisogno. Un documento che tracciasse le linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali che chiunque lavorasse nel settore degli chef a domicilio, del catering e del banqueting aspettava da tempo. Potete trovare il testo originale a questo link, “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali“.
Questo nostro, ampio settore, che porta la festa dove vuole il cliente, è infatti molto diverso dalla comune ristorazione. Mentre il mondo piangeva le sorti dei ristoratori durante la pandemia (e a ragione, per carità!), al tempo stesso ignorava tutti quei professionisti che affogavano tra mille dilemmi, anche morali. Pareva proprio, insomma, che nessuno volesse affrontare questa sorta di zona d’ombra con norme illuminanti.
Alcuni assunti, per fortuna, erano facilmente (e tristemente) deducibili dalla situazione stessa.
Per esempio: se gli assembramenti importanti non potevano esistere, addio a tutte quelle celebrazioni che costituiscono il lavoro di chi opera nel catering e nel banqueting.
Ma non erano soltanto le grandi feste a essere proibite. Anche party più piccoli non erano consentiti, così com’erano fortemente sconsigliate le riunioni di famiglia, i compleanni tutti insieme appassionatamente, ecc. ecc.
Insomma, anche i personal chef – che di solito lavorano sui piccoli numeri – non se la stavano passando bene!
A una situazione già confusa si aggiungevano tantissime domande, la cui risposta galleggiava in una sorta di limbo, una zona grigia che nessuno aveva il coraggio di esplorare.
Le richieste da parte di una coppia, per esempio. I nuclei familiari che festeggiavano isolati nelle proprie quattro mura. Che si doveva fare? Lavorare o non lavorare? Accettare oppure no?
Privi di qualsiasi direttiva statale, ognuno ha agito secondo la propria coscienza. C’è chi, come me, ha preferito sospendere ogni attività, piccola o grande che fosse. I motivi, l’ho scritto qualche riga fa, li ho ben spiegati in un post a parte, sebbene si possano riassumere in poche parole: se io vado di casa in casa, mi trasformo in un privilegiato agente di contagio. Quindi non ci vado.
Altri hanno preferito proseguire nell’attività come nulla fosse, da una parte invogliati da una domanda che cresceva (ricordiamo che i ristoranti restavano serrati), dall’altra da una spudorata politica dei vari portali dedicati (ProntoPro, Take a chef e molti altri, tanto per citarne alcuni), che non hanno mai smesso di offrire queste opportunità, come se fossero legali e legittime.
Non intendo criticare nessuno, sia ben chiaro! Ognuno ha di certo agito come meglio ha creduto, assumendosi le proprie responsabilità.
Per fortuna, ora pare che le cose possano avere un nuovo corso, di sicuro più chiaro per tutti.
DELLE NORME DAVVERO CHIARE
Le Regioni, alla fine, in questo periodo in cui i contagi paiono diminuire grazie a vari fattori (non ultima la campagna vaccinale), hanno impugnato la faccenda e deciso di creare un regolamento che fosse d’aiuto non solo agli operatori del settore, ma anche a chi organizza questi ricevimenti, in modo che possano svolgersi con sicurezza. Alcune di queste regole riguardano me e tutti i professionisti che, come me, portano il cibo dove il cliente desidera (a casa sua o in una location). Altre, invece, devono essere recepite proprio dai padron di casa, indipendentemente da quanto sia grande l’assembramento degli ospiti. Insomma, che il party coinvolga 10 o 100 persone, ecco a che cosa occorre stare attenti.
1. Occorre programmare un’informazione adeguata sulle misure di prevenzione da rispettare durante l’evento. Agli ospiti, insomma, occorre dire che la festa non è un motivo per lasciar perdere le precauzioni che da tempo adottiamo: mascherine quando non si mangia e la separazione tra i partecipanti.
2. Gli spazi devono essere riorganizzati o, comunque, organizzati con cognizione di causa: occorre assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti di tavoli diversi non solo al chiuso, ma anche all’aperto.
3. Se il tempo lo permette, sarebbe cosa buona privilegiare gli spazi esterni, dove la circolazione dell’aria diminuisce il pericolo di contagio.
4. Tutti gli ospiti dovranno indossare la mascherina negli ambienti interni (quando non sono seduti al tavolo) e anche negli ambienti esterni, là dove non sia possibile mantenere la separazione di 1 metro.
5. Le finestre e le vetrate, se il clima non è impietoso, devono essere obbligatoriamente tenute aperte per favorire il naturale ricambio d’aria negli ambienti interni. Certo, se fuori ci sono -10 °C e gli ospiti muoiono di polmonite, magari no! Insomma, obbligo sì, ma con giudizio!
6. Fare una lista degli invitati e non buttarla nel cestino prima che siano trascorsi 14 giorni. Il perché dovrebbe essere chiaro: se qualcuno risultasse positivo, deve subito contattare chi ha organizzato il ricevimento, che a sua volta avvertirà tutti gli altri ospiti. Farsi un tampone per comprendere la propria situazione, a questo punto, diventa un obbligo morale e civile.
7. Tutti gli indumenti e gli oggetti personali depositati in un eventuale guardaroba devono essere riposti in appositi sacchetti porta abiti.
LE DISPOSIZIONI PER I PROFESSIONISTI
8. Chi cucina e chi serve gli ospiti deve usare costantemente la mascherina e procedere a una frequente igiene delle mani con prodotti specifici (i comuni gel igienizzanti che ormai siamo abituati a usare ovunque).
9. Feste a buffet: come proporre il cibo? Facile: se c’è qualcosa da servire direttamente (da una zuppiera, da un piatto di portata, ecc. ecc.), dovrà esserci una persona dedicata a questo incarico. Gli ospiti, insomma, non devono servirsi da soli. Se il cibo è servito in prodotti confezionati in monodose (come succede nei finger food, per esempio), l’ospite può servirsi anche da solo. I casi a rischio (e qui lo dico io, tentando di interpretare correttamente questo punto) sono presenti in situazioni in cui esistono salse da condividere, taglieri di salumi e formaggi in cui tutti possono mettere le mani, panini e tramezzini che possono essere toccati dalle persone e così via. Un buon professional personal chef deve prevedere tutti questi punti di rischio e risolverli.
10. La distribuzione del cibo deve essere regolata in modo che non si creino assembramenti. Insomma, fare una preparazione estemporanea (come una frittura, per esempio) e catalizzare un mucchio di persone in famelica attesa non va bene. Occorre fare il possibile per evitare gente che si accalca in attesa di essere sfamata.
RIAPRIRE CON REGOLE SICURE
E così, finalmente, mi sento in grado di riaprire, senza dover venire a compromessi con la mia coscienza. Nuove regole chiare, insomma, che possono aiutarci a gestire una situazione davvero complicata. A ciò si aggiunge che io e mia moglie siamo ormai in età di vaccino (nel momento in cui scrivo, infatti, abbiamo entrambi già ricevuto la prima dose) e quindi possiamo portare (si spera) ancor più sicurezza.
Ma non abbassiamo la guardia! Uso la prima persona plurale perché la guardia non dobbiamo abbassarla insieme: né io di Cucino di Te, continuando a garantire a ogni costo la salute del cliente, né voi, cercando non solo di rispettare queste regole, ma anche non cedendo alla sensazione della falsa sicurezza, illudendovi che un evento – se confinato tra i membri della famiglia – possa essere privo di pericoli. Non è così e, purtroppo, le cifre e le statistiche di quest’ultimo anno e mezzo lo dimostrano.
Da tutto questo possiamo uscire solo se ci assumiamo le nostre responsabilità. Io me le sono assunte, evitando di lavorare per molti mesi. Non abbasso la guardia. Aiutatemi a non abbassarla mai, lavorando con me per la salute di tutti. Grazie.