“I migliori maestri sono quelli che ti indicano dove guardare, ma non ti dicono cosa vedere.”
– Alexandra K. Trenfor
E alla fine eccola davvero, la rivista gratuita di Cucinodite. Chi mi ha un po’ seguito, più su Facebook che fra questi post, sa almeno in parte le troppe vicissitudini che hanno bloccato la maggior parte delle mie iniziative, soprattutto questa. Sembrava una storia di Paolino Paperino, che non è neppure terminata…
Ma il passato è il passato ed è il momento di guardare solo al presente e di immaginare il futuro.
Cucinodite è una rivista gratuita, digitale, che puoi scaricare da questa pagina. Se vuoi, puoi anche smettere di leggere e andare subito alla presentazione ufficiale, chiamiamola così.
Qui, però, mi piacerebbe parlarti guardandoti in faccia, come fossimo davanti a un bicchiere di vino. E provare a rispondere a qualche domanda che nel tempo mi sono fatto, fra cui potrebbe essercene una anche tua.
C’era bisogno di una nuova rivista di cucina? Secondo me sì, soprattutto se dentro non ci sono ricette.
Sì, lo so, a molti questa è parsa una contraddizione in termini. A me no, a dire il vero. Perché di ricette è pieno il mondo e internet ne ospita a milioni. Quando ho cominciato questo sito, però, avvertivo un’esigenza che forse è condivisa da altri (almeno lo spero). Non avevo una vera e propria guida, sia per la mia passione, sia per quella che avrei voluto diventasse la mia nuova professione.
Mi spiego. La cucina è un universo molto vasto e le cose da apprendere non si contano. Le ricette, in questo cosmo, contano poco. Ciò che conta sono le tecniche. Le tecniche ti aprono le porte a tutte le ricette ma, senza di esse, passi il tuo tempo a fare (mare) tutte quelle preparazioni che – t’illudono – basta 8 minuti e tutti a tavola.
Poi: ma quanti errori e tempo e bestemmie mi sarei risparmiato, se qualcuno mi avesse detto qualcosa di più anche sul mio lavoro o su come rendere concreti i miei sogni? Se mi avessero detto su che tipo di sito web puntare e magari come farlo; se mi avessero spiegato che cosa bisogna fare per aprire una scuola di cucina o se c’è un modo per sbarcare il lunario facendo torte in casa… Insomma, io continuavo a trovare gente che aveva avuto successo, a cui tutti facevano raccontare sempre le medesime, inutili, cose: il colore preferito, “se tu fossi un piatto quale saresti?”, come è nata la passione e un sacco di altre cose di cui non me ne fregava nulla.
Ma che senso ha intervistare persone di successo, senza farsi spiegare come lo hanno davvero ottenuto?
Poi: ma quanto devo impazzire per scovare un’idea nuova? Perché devo trovare mille siti in cui mi si spiega come fare la vera pasta all’amatriciana (in mille modi diversi) e nessuno in cui mi si parli davvero di uno strumento, di una padella, di una maniera davvero insolita di interpretare un alimento? Faccio un esempio pratico: nella rivista c’è un articolo dedicato alla pentola slow cooker nato dalla disperazione. Ho cercato informazioni per ogni dove e ovunque ne trovavo di inutili e confuse. Allora ho preso un termometro da cucina e ho costretto al terzo grado la mia pentola elettrica, tentando di avere risposte concrete, vere, fondamentali.
E ancora: ma qualcuno mi vuole dire che cosa fanno gli altri, magari fuori dal nostro orticello? Ragazzi, ammettiamolo: magari ci saranno foodblogger italiani bravissimi, non discuto. Ma se vuoi imparare qualcosa di nuovo, devi guardare all’estero, dove la competizione è cominciata prima ed è con il coltello fra i denti.
Perché la cosa importante (e ne parlo in un articolo della rivista) è alimentare la nostra passione, trovare una fonte (o, meglio, tante fonti) da cui apprendere davvero. Questo se si vuol diventare davvero bravi in cucina. Questo, soprattutto, se si vuole trasformare questa passione in una professione. Ecco che, a questo punto, questa rivista di cucina diventa un prolungamento dei miei corsi di cucina e di vino. Costituisce quella parte di ricerca che di persona – tempo patrigno! – non riesco a offrire, ma che fa maturare anche me, insegna in primis al sottoscritto.
Alla fine, quello che mi trovo fra le mani è la realizzazione di un sogno: parlare a tutti gli appassioni di cucina. A chi lo fa per hobby e gli va bene così, magari perché ha già un lavoro che lo soddisfa e lo appaga in tutti i sensi. E a chi lo fa perché vede in questo suo amore la possibilità di una nuova professione, un nuovo impegno, un modo per costruirsi la vita e il futuro in maniera diversa. Regalandogli tutto ciò che qualsiasi altra rivista di cucina non gli dà (neppure a pagamento): una strada da seguire, depurata dagli errori che inevitabilmente si fanno, con risparmio di tempo, energie e mal di fegato.
L’unica ricetta che vi troverai è come trasformare la tua passione in qualcosa di travolgente.
È anche il motivo per cui la regalo. Questa rivista non ti costa un centesimo ed è giusto così. Perché se tu la dovessi pagare, non la compreresti. Neppur io lo farei. Che ne so se davvero mi serve? Se invece è gratis, un’occhiata gliela butti e, anche se questo primo numero non è proprio venuto come avrei voluto(vedi sopra), un’idea di ciò che sarà il futuro (sempre gratuito) già la dona.
Questa rivista di cucina, insomma, è innanzi tutto uno strumento che non c’era e che ora c’è. Pensato per tutta quella nicchia di appassionati che dalla loro passione vogliono qualcosa di più. Ed è, inoltre, una rivista aperta: nel senso che su questo blog puoi commentare, chiedere, domandare, criticare, chiacchierare direttamente con l’autore, ossia il sottoscritto. Già, perché questa pubblicazione è fatta soltanto da me: testi, foto, impaginazione, ecc. ecc. Me la canto e me la suono, insomma. E tu puoi venire qui a dirmi che cosa ti piacerebbe trovarci oppure ad approfondire qualche argomento che ti ha interessato.
A me, insomma, sembra una buona occasione e sono lieto di essere riuscito a crearla. Ora è il momento di sfruttarla, perché sia io sia tu abbiamo fra le mani qualcosa che prima non esisteva e che ora invece c’è. Buttar via quest’opportunità mi sembra folle. Quindi, se accetti un consiglio, scaricala da questa pagina! E, se vuoi, parliamone qui, tra questi post.
Buona lettura!
Egregio,
ho terminato da poco la lettura del tuo numero uno. Mi e’ piaciuto e quindi (nota, non ho scritto “pero'”, ho scritto “e quindi”) passo senza indugio non alla lista di complimenti e critiche ma – con supponenza degna di miglior reputazione (la mia, intendo) – alla lista dei desideri.
Innanzitutto: confermo, NON mi interessano le ricette, non tanto perche’ molti altri, su web e su carta, ne propongono a millanta, quanto perche’ non mi interessano proprio. Mi spiego. Quando mai volessi fare una sella d’agnello in salsa (?) a me che interessa non e’ di sapere se mettere cerfoglio o acetosella (???). Mi interessa piuttosto di sapere come cuocerla, dove cuocerla, come conservarla, come disossarla o prepararla, come conservarla una volta cotta, se si presta a cuocere a bassa temperatura o in olio, eccetera eccetera.
In altri termini mi piacerebbereo approfondimenti su materie prime, cotture, preparazioni, finiture, conservazioni e cosi’ via
Venendo poi agli ingredienti, mi piacerebbe di scoprirne di nuovi o di nuovi modi di usare quelli noti. MI piacerebbero analisi di abbinamenti di coppie-triplette di ingredienti base. Mi piacerebbero guide ai diversi utilizzi di uno specifico ingrediente (giusto per citare un esempio, lavorando dei pomodori per farne dell’acqua, ho “scoperto” che come sopttoprodotto ricavo una schiuma e una base per una sorta di maionese di pomodoro. Scoperta casuale)
Tornando alle ricette, semmai ogni tanto non mi dispiacerebbe avere degli esempi, ehm, “esemplari”, rappresentativi di uno stile (cucina, cuoco o luogo o altro). Non cero per copiarli (mai riuscito), ma non per copiarli, quanto per capire come uno stile di cucina si mappi su un’esecuzione.
Le interviste a personaggi illustri mi piacciono si, mi permetto tuttavia di chiedere di essere molto originali nelle domande. Senno si ripercorrono sentieri scavati da miriedi di passi.
Infine, vorrei solleticarti su un punto: un po’ di pubblicita’, oltre che esserti utile “to pay the bill”, e’ utile a me: se mirata, se mi fa conoscere prodotti, elettrodomestici, accessori di cui magari ignoravo pure l’esistenza, beh allora non solo non mi disturba. Mi piace.
Bene, anche troppe richieste forse. Ma intanto io ci provo.
A presto
M
Sulle ricette, sfondi una porta aperta: esiste la preparazione, non la ricetta. A meno che non si stia parlando di pasticceria, lì siamo in un altro mondo. Purtroppo, migliaia di persone sono costantemente alla ricerca della ricetta perfetta, come se esistesse qualcosa che in fretta, facilmente e miracolosamente, ti permettesse di fare una figura della madonna.
Invece, la figura della madonna la fai se esegui una preparazione capendo ogni passaggio ed eseguendolo al meglio. Puoi fare spaghetti aglio, olio e peperoncino da urlo, se sai come farli davvero bene. La ricetta è la cosa più facile del mondo, l’esecuzione no, perché ci sono cose da sapere e un risultato da ottenere. Io vorrei insegnare queste cose, mentre mi si dice che dovrei insegnare a fare piatti alla moda… Boh.
Quindi i tuoi desideri trovano casa, da queste parti: il più che riescano a trovare anche risposte e soddisfazioni. Nel limite del possibile, è anche il mio intento e la mia volontà.
Riguardo i modi diversi per usare alimenti consueti, qualcosa ho già tentato di fare con il mio “Se questo è un uovo”. L’idea sarebbe di proseguire e l’idea di parlare anche dei tanti diversi usi di uno specifico ingrediente non è affatto male. Buona l’idea delle ricette esemplari, anche se sto studiando un modo per renderle davvero utili. Diciamo che non mi piace la moda che va ora per la maggiore, stile Dissapore, per intenderci: i 5 errori che commetti facendo la pizza, i 5 passi sicuri per cucinare la fiorentina e così via. Mi piacerebbero (e anche a te, se ho capito bene) ricette che rappresentassero uno stile, magari di uno chef o di una scuola, ma neppure mi dispiacerebbe una ricetta facilissima (tipo gli spaghetti aglio, olio, ecc. di prima) “vivisezionata” e portata alla perfezione.
Personaggi illustri: qui è più difficile di quanto si pensi, ma dammi almeno atto di non aver chiesto il piatto preferito, il colore dei loro sogni e come hanno cominciato a cucinare! Ti dico per esperienza che uno chef non parla quasi mai di ciò che fa. Credo che non sia davvero capace di spiegarlo fino in fondo e quindi preferisce sorvolare. Io, comunque, cerco di farli parlare di cose su cui si fonda la rivista, ossia il fare da appassionati: che cosa dovrebbero insegnare le scuole di cucina amatoriali, che cosa si vorrebbe da un personal chef e così via.
Pubblicità: eh, grazie, se qualcuno avesse voglia di farla (pagando), mica gli direi di no! E comunque, lo sfizio di mettere gratis indicazioni a strumenti curiosi (la rubrica Early Bird) me lo tolgo.
Grazie davvero!